Massimo Zanetti, dal 3 marzo al 3 aprile, espone i suoi quadri nella storica Galleria Cavour in centro a Padova.
L’artista informale Massimo Zanetti, il quale ha un lungo curriculum di esposizioni in prestigiose realtà e gallerie d’arte contemporanea, per la prima volta esporrà a Padova, in centro storico. La presentazione dell’artista sarà curata dall’avvocato e conduttrice televisiva di programmi culturali Beunida Melissa Shani. Nella storica Galleria Cavour saranno esposte 50 tele, di cui ben 35 di dimensioni estese ( 150 cm x 180 cm; 180 x 160 cm). L’esposizione di Zanetti rappresenta una summa pittorica dei suoi ultimi 5 anni di studio e lavoro. Il titolo della mostra è sintesi del tratto distintivo dell’etica pittorica dell’artista.
“Ci sono parti del nostro vissuto e visto” – dice Zanetti – “ che sfuggono agli occhi e che però restano nella nostra dimensione inconscia, nella nostra anima e la mia ricerca prova a delineare il non visto, prova a cogliere il percepito inconscio, la soglia dell’ombra. Io affido quanto sento al colore e al segno, deciso o delicato che sia, questo segno dunque, mescolato al colore, costruisce un ponte tra chi vede il dipinto e ciò che io ho dipinto. Cerco dunque di costruire una dimensione empatica che sia totalmente affidata al colore, mezzo così potente e versatile capace persino di inganno con le sue sfumature caleidoscopiche e le sue ombre. Dipingo informalmente, dunque non amo le definizioni delimitanti, ma se devo rispondere a che dottrina dell’arte mi sento appartenere direi arte informale o astratta”.
BREVE CRITICA DELL’ARTISTA
(tratta dalla recensione di Beunida Melissa Shani sulla rubrica d’arte “Gli imperdonabili” del magazine di cultura Veneziechannel)
Le sue visioni sono astrazioni del reale, dei poemetti notturni che prendono vita in un contesto in cui il colore predomina, creando geometrie astrali il cui fascino è quello di alludere senza costrizioni ulteriori, una suggestione perpetua di simbologie informali eppure in sé del tutto allegoriche.
Zanetti insegna il concetto di fuga e di perdita, tramite un sapiente uso della cornice, rimodulata secondo sua volontà; gestisce lo sguardo di chi legge l’opera conducendolo in luoghi di confine dai contorni distorti, dimensioni che vivono dentro la tela e fuggono spietate nelle grazie del mondo reale, confondendosi tra noi.
Una chiara allegoria dell’anima che, oppressa dalle pulsioni di una carne effimera, si avvicina al misticismo del silenzio e del ritiro.
Le sue tele custodiscono la stessa potenza vibrante di un cielo che si prepara ad accogliere la tempesta, si percepisce un’irrequietudine dolce, alcune zone del dipinto sono violate da degli squarci improvvisi di colore che recidono le armonie nel frattempo createsi; ci vuole preparare all’incidente, a ciò che cade nel quotidiano e lo turba, ciò che sa esplodere e far tribolare.
Sono segni che l’artista introduce con una precisione maniacale, quasi a voler tessere una consapevole trama.
Dipinge di notte e le sue tele lo raccontano, strati e strati di passaggi e tragitti che percorre con spatolate di vernice potenti, virili, di sicuro non buone.
È chiaro il suo intento di trovare qualcosa in quell’Altrove che sta prendendo forma, un Altrove caotico, impalpabile che, tuttavia, i suoi occhi riescono a tradurre in significato. Le mani corrono veloci, costruiscono piccole architetture oniriche alla ricerca di un senso che porrà fine all’Opera. Quando l’artista riguarda un suo dipinto ne conferma la completezza, poiché rinviene quella nota tragica che eleva, quel disturbo imprevedibile che prepara, quell’incidente terrificante che, se superato, divinizza.
PRECEDENTI MOSTRE PERSONALI
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Vicenza, Agosto 2022 Primo Classificato
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MOSTRE IN PROGRAMMA
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