Intervista a Miguel Gobbo Diaz che rivediamo, coprotagonista al fianco di Claudio Amendola, nella seconda stagione di nero a metà la fiction in onda su RaiUno che giovedì scorso 17 settembre, ha superato il 21% di share con oltre 4.223.000 di spettatori. Lo abbiamo incontrato a Vicenza, dove vive quando non è in giro per il mondo; piedi ben piantati a terra e testa sulle spalle con un pizzico di sano fatalismo: Miguel e’ nato a Santo Domingo 31 anni fa ma è cresciuto in Italia in una famiglia tradizionale, senza avere nessun legame con il mondo dell’arte e dello spettacolo: una passione per la recitazione la sua, nata per caso, sui banchi di scuola e proseguita poi nella vita grazie alla sua famiglia ed anche all’incoraggiamento di una professoressa delle superiori che l’ha spinto a ‘provarci’ seriamente.

D. Miguel, sei in tv con una fiction di grande successo che ti ha reso molto popolare e che ora, già promette di essere uno dei grandi successi televisivi della stagione, ma la mia curiosità parte da lontano: com’è nata la tua passione per questo lavoro?

R. È nato tutto dalla scuola, quasi per caso; ero alle superiori e frequentavo l’istituto tecnico. Non avevo tanta voglia di seguire le lezioni pomeridiane obbligatorie e così ho deciso d’iscrivermi ad un corso di teatro e di recitazione. Mi sono appassionato e l’ho seguito per cinque anni.  A scuola mi chiamavano ‘l’attore’: c’era una bidella che un giorno mi ha detto scherzando – perché’ non fai l’attore? – c’era anche la mia insegnante di teatro che la rassicurò: “eh lo farà, lo farà…”  e lì, è stato come una conferma che avevo voglia di fare questo mestiere. Mi ha dato la consapevolezza di volerci provare. Sono partito per Roma dove ho fatto una scuola di recitazione per due anni. Poi sono approdato al centro sperimentale di cinematografia, dove non sono riuscito ad entrare subito, ma dopo due tentativi.

D. Sei a fianco a grandi interpreti del cinema italiano e della televisione, tra cui Claudio Amendola. Quanto è importante avere a fianco persone di cosi grande esperienza e quanto questo ti ha aiutato?

R. Claudio è una persona fantastica e molto generosa. Lavorare con lui è una fonte inesauribile di consigli e di esperienza. Lui ha avuto un grande papà; quando ne parla gli brillano gli occhi. Da lui ha imparato molto e sul set sa essere altrettanto generoso; nel mio caso è stato fondamentale, si è preso cura di me, come anche Marco Pontecorvo, il regista della serie; anche lui è figlio d’arte. Anche da lui ho imparato tantissimo, mi ha aiutato a raggiungere un buon risultato. Per me, che comunque non sono figlio d’arte, questa è stata un’opportunità. Io vengo dal nulla, nel mondo dell’arte; nessuno della mia famiglia aveva a che fare con il teatro e la recitazione. Mi ritengo molto fortunato perché’ ho avuto la possibilità di studiare ciò che mi piaceva.  La mia famiglia mi ha aiutato sia psicologicamente che economicamente.  Per fare quello che ho fatto ci vogliono molti soldi e loro mi sono sempre stati vicini. Ora sono molto felici e orgogliosi perché loro, ci hanno creduto con me. In tanti invece, hanno tentato di scoraggiarmi

D. Hai trascorso la tua infanzia e prima giovinezza a Vicenza, in una piccola provincia veneta di cultura prevalentemente rurale; è stato un peso o una risorsa.

R. Sono orgoglioso delle mie origini. Venire da un piccolo paese mi ha aiutato e mi aiuta a trovare sempre un equilibrio e a mantenere il contatto con la realtà.  Ricordarti da dove vieni, ti aiuta a rimanere una persona umile.

D. Sei giovane, ma hai un’esperienza che va dal teatro al cinema ed ora, in televisione con un grande successo. Dove ti senti più a tuo agio. Cosa ti piace di più?

R. Per quanto mi riguarda, faccio l’attore e mi piace tutto quello che faccio nel mio campo. Affronto ogni esperienza con lo stesso entusiasmo e voglia di imparare. Naturalmente in teatro c’è il contatto e l’energia con il pubblico che al cinema o in tv non c’è, ma il lavoro è lo stesso. Cambiano i ritmi e le tue percezioni ma sono tutte esperienze importanti. È una questione di adattamento di approccio diverso, ma il sentimento è sempre quello: la passione per il mio lavoro.  Mi piace anche alternare teatro, cinema, serie tv. Sento il bisogno di diversificare le sensazioni, le esperienze.

D. Parlaci del tuo personaggio di nero a metà, questo poliziotto italiano con origini africane. Come ti sei preparato e quanto ti somiglia?

R. Abbiamo origini comuni: siamo entrambi cresciuti qui, siamo entrambi di seconda generazione, anch’io vengo da fuori, sono dominicano, abbiamo in comune sicuramente la tenacia per risolvere una cosa o raggiungere un obiettivo; entrambi, non molliamo. In questo siamo molto simili, poi, vabbè, lui è un farfallone, un donnaiolo… io no. Sono un tipo tranquillo, ho la mia ragazza qui a Vicenza e sto bene così. Io non riuscirei a comportarmi come Malik; lui ha tradito la sua ragazza perché’ voleva risolvere un caso quindi, in questo siamo diversi. Io non avrei fatto le sue scelte. Entrare nel personaggio non è stato facile. È stato un percorso che ho dovuto fare in fretta e mano mano che lavoravo. In questoMarco (Marco Pontecorvo, il regista n.d.r) mi ha aiutato. La difficoltà più grande è che devi raggiungere un livello molto alto in poco tempo. È sempre un Challenge, come dicono a Londra.

D. Cosa ‘bolle in pentola’, parlaci dei tuoi prossimi progetti: cinema, teatro o televisione?

R. Ora sto girando una serie per Netflix , si chiama Zero, uscirà nel 2021, finiamo di girare ad ottobre. Un cast di colore, italiani di seconda generazione. Molto molto interessante. Si parla di questo ragazzo che è invisibile, ha un superpotere e si concentra nella vita di questi ragazzi che si trovano ad affrontare situazioni diverse, a volte molto più grandi di loro. È una storia di vita; sono seconde generazioni ma sono italiani

D. Quali sono le tue passioni al di fuori del lavoro?

R. Mi piace suonare la chitarra, suono un po’ di tutto, improvviso sulla musicalità e canzoni d’accompagnamento; mi piace il calcio e il cavallo ma ho poco tempo per coltivare altre attività. Vado in palestra per tenermi in forma, compatibilmente con il lavoro. Ho scelto di vivere a Vicenza, poi mi sposto per lavoro. Preferisco rimanere dove ho i miei affetti e dove mi sento più stabile; per trovare le opportunità non devi per forza essere a Roma. Quando è arrivato il provino di “Nero a metà” ero a Londra perché’ volevo imparare bene l’inglese. Rimanere a Roma mi crea ansia, soprattutto se non hai lavoro.

Grazie Miguel per il tuo tempo, è stato un vero piacere conoscerti. Sei un ragazzo in gamba, solido e molto maturo per la tua età e con una grande dote in via d’estinzione: l’umiltà.  Da parte nostra, un sincero in bocca al lupo per il tuo futuro!!

R. Grazie, grazie di cuore a voi e… ’viva il lupo’

Intervista di Roberta dall’Oglio per Gothanews       a cura di Paola Toffano