Viaggiare è per definizione sia un avvicinamento che un allontanamento (…) Mi chiedo se il senso del viaggio non sia in fondo più nel tornare, dopo aver preso le distanze per vedere meglio, o semplicemente per potere vedere.
La consueta domanda – che riaffiora ad ogni rinnovato appuntamento festivaliero – su dove stia andando il cinema, non trova questa volta risposte semplici né scontate – racconta Alberto Barbera, direttore della kermesse – La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è il riflesso di questo momento tormentato, percorso da tensioni di ogni tipo, sottoposto a una trasformazione in atto di cui si percepiscono le dimensioni ma di cui non è concesso di vedere il punto di approdo finale. Ammesso che ne esista uno, in un mondo sempre più fluido e soggetto a cambiamenti repentini e imprevedibili. In un programma più vario del consueto, dove autori affermati trovano posto accanto a registi in cerca di conferme e, soprattutto, a esordienti di talento che ambiscono ad un riconoscimento internazionale, prevale tuttora la sensazione che “il cinema voglia ancora cercare di confrontarsi col pensiero, con grandi temi e grandi interrogativi e con le relazioni profonde che legano gli individui tra loro, la forza dei sentimenti e della memoria e la capacità di spingere lo sguardo anche oltre l’orizzonte del presente”. Infatti a vincere il Leone d’Oro di questa settantanovesima edizione è un documentario All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras, che racconta la battaglia della fotografa e attivista Nan Goldin, contro la famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco, arricchitasi dalla vendita di oppioidi e che ha riciclato la propria immagine pubblica vendendosi come mecenati d’arte. Luca Guadagnino e il suo Bones & All vince il Leone d’argento per la migliore regia, mentre Miglior attrice è Cate Blanchett, grazie a Tár di Todd Field che racconta il percorso di Lydia Tár una rinomata direttrice d’orchestra e compositrice nel mondo internazionale della musica classica, prima donna a ottenere la conduzione della Berlin Orchestra, e omosessuale. La madrina Rocío Muñoz Morales ha dato il via alla serata conclusiva ringraziando le persone che contribuiscono al cambiamento nel mondo, alle cineaste e ai cineasti ma un applauso speciale lo ha dedicato al pubblico.