Gli adulti sono quelle persone che ti domandano: “cosa vuoi fare da grande?”
Sì chinano senza preavviso all’altezza del tuo naso, sgranano gli occhi, ti fanno il solletico sotto il mento e ti chiedono: “Cosa vuoi fare da grande? Bella bambina?” Oppure ti incontrano per strada e squittiscono “Come sei cresciuta! Cosa vuoi fare da grande? La modella? L’attrice? L’avvocato ( maschile sovraesteso intenzionale), il lavoro della mamma? Del papà, della nonna, della zia?” tu che hai 4, 8 o 10 anni, improvvisamente a causa loro, ricordi il futuro, in un momento della tua vita in cui invece dovresti solo essere campionessa mondiale del “qui e ora”, l Hic Et Nunc Latino, e quindi probabilmente farai felice lo psicologo che avrai 15 anni dopo.
Ma l’adulto non ci riesce a non rovinarti quella meravigliosa capacità di vivere la giornata, no, l’adulto deve pianificare, sapere, indagare. Allora ci rifletti, ti impegni, cerchi una risposta. In realtà non ne vale la pena, (lo so, ancora non puoi saperlo) perché un’altra caratteristica fondamentale dell’adulto è porre domande a cui poi si risponderà da solo!

Io, ad esempio, volevo fare ogni giorno un lavoro diverso; la veterinaria, la maestra, la fioraia, l’esploratrice e l’attrice. Lo sapevo che non sarebbe stato possibile, soltanto una persona si sarebbe potuta permettere una vita così: una ragazza che amava il colore rosa, che passeggiava rigorosamente con i talloni sollevati da terra: Barbie.
Barbie era quasi la mia idea di vita ideale, io non giocavo con lei, io le ero devota! Non solo perché fosse bella, magra, bionda, ma perché faceva sempre qualcosa di diverso ogni mese a seconda della confezione in cui veniva venduta: un giorno era modella sulle passerelle internazionali, il giorno dopo era astronauta. Mentre gli adulti intorno a me passavano ore a lamentarsi dei colleghi, Barbie era impegnata in un servizio fotografico a Malibù o in una delicata sessione di toelettatura del cane.

Da bambina avrei risposto alla domanda “Da grande voglio essere Barbie”. Perché vedevo in lei una persona che ama le sue passioni, è libera in assoluto: è l’unica che può essere contemporaneamente Capo di Stato e lavorare in un supermercato, possedere un Castello e una capanna sulla spiaggia. E non è un caso che crescendo continuo ad amarla di nascosto. Ricordo ancora il mio decimo Natale, sotto l’albero trovai la macchina di Barbie… che felicità.
A pensarci oggi, vent’anni dopo, Barbie è sempre stata un’eccellente cantastorie, una narratrice straordinaria… direi a tratti ancora meglio di una scrittrice. In questo film il personaggio di Barbie non ha nulla da insegnarci, è vero, ma spero che nel prossimo episodio, il test con il mondo reale in cui si troverà, ossia il nostro, faccia invece la scelta di tornare al suo mondo dove tutti si chiamano Barbie, indossano tacchi a spillo e dove le nuvole hanno contorni di zucchero filato.
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